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giovedì , 21 Novembre 2024

Rocco Scotellaro: il poeta contadino

L’uomo che seppe la guerra e lotte degli uomini, imparò dal fascino della notte il chiarore del giorno

Il giovane poeta e scrittore, Rocco Scotellaro, nato a Tricarico (Matera), nel 1923 e morto prematuramente a Portici nel 1953, dovrebbe essere conosciuto, studiato dalle nuove generazioni non soltanto come cantore, attraverso la poesia e la scrittura, di miti ancestrali della cultura contadina ma anche per il valoroso impegno  politico e la serietà della sua attività di intellettuale sensibile ai problemi della sua gente.

Lucania

M’accompagna lo zirlio dei grilli

e il suono del campano al collo

d’un’inquieta capretta.

Il vento mi fascia

di sottilissimi nastri d’argento

e là, nell’ombra delle nubi sperduto,

giace in frantumi un paesetto lucano.

(Tratta da “E’ fatto giorno” Rocco Scotellaro)

 

Il paesetto nostalgicamente evocato da Rocco Scotellaro, massimo esponente, insieme a Leonardo Sinisgalli, della letteratura lucana contemporanea, è  Tricarico (MT) , che vanta i natali del poeta.

Scotellaro, uomo colto e sensibile dalle umili origini, politico deluso e tradito costretto ad abbandonare il suo amato paese natio, intellettuale di sinistra della Lucania dalla vita breve ma intensa, attraverso il suo lirismo, non solo porta avanti un disegno di lotta sociale, che ha cercato di mettere realmente in atto in favore del popolo contadino, ma esprime in maniera costante l’amore per la sua terra, evocando immagini semplici e familiari, che appartengono alla storia di ogni lucano.

Il giovane poeta e scrittore, Rocco Scotellaro, morto prematuramente a Portici nel 1953, dovrebbe essere conosciuto, studiato dalle nuove generazioni non soltanto come cantore, attraverso la poesia e la scrittura, di miti ancestrali della cultura contadina ma anche per il valoroso impegno  politico e la serietà della sua attività di intellettuale sensibile ai problemi della sua gente.

Di umili origini, dopo gli studi universitari nella Facoltà di Giurisprudenza prima a Roma, poi a Napoli e infine a Bari, nel 1943 si iscrisse al Partito Socialista e nel 1946 fu eletto sindaco del suo paese, Tricarico, e si impegnò in numerose battaglie politiche. 

Infatti partecipò con i braccianti all’occupazione delle terre e fu incarcerato dopo una falsa accusa di corruzione. In seguito a questi drammatici avvenimenti si stabilì a Portici per lavorare presso l’Istituto agrario.

La sua breve e intensissima vita è stata caratterizzata dalla sofferta e appassionante esperienza di militante socialista, impegnato a riscattare anche con l’azione politica la secolare degradazione sociale e culturale del sottoproletariato rurale del Mezzogiorno.

Le sue opere neorealiste, tutte postume, hanno rappresentato nell’immediato dopoguerra il simbolo letterario del rinnovamento politico, morale, culturale del sud d’Italia, della popolazione del meridione alla quale ha tentato di dare voce perché non ne aveva mai avuto la possibilità.

Rocco Scotellaro

È fatto giorno ((1954) è il volume, con la prestigiosa prefazione dell’amico Carlo Levi, in cui è raccolta la sua esperienza poetica che ebbe il Premio Viareggio per la poesia. Questa opera in versi è considerata, per lo spirito di rivolta e senso della solitudine, una delle più interessanti sillogi della stagione neorealista.

Un’altra opera è il saggio-inchiesta sociologica Contadini del sud (1954), frutto delle ricerche svolte presso l’Osservatorio di economia agraria di Portici, che ebbe il merito di riproporre con forza la questione meridionale attraverso le parole degli umili protagonisti (pastori e braccianti), le cui vite raccontate all’autore diventarono ingenue e delicate storie, molto toccanti.

L’uva puttanella (1995) romanzo autobiografico, rimasto incompiuto, si incentra su tre nuclei principali: l’adolescenza e la vita familiare, l’attività di sindaco e il confronto con il mondo contadino e l’esperienza del carcere. In questa frammentaria opera narrativa è possibile scoprire la parte intima dell’azione politica del Sindaco di Tricarico

Dopo un periodo di silenzio sulla figura di Rocco Scotellaro l’attenzione dei critici letterari si è di nuovo rivolta all’opera dello scrittore lucano grazie al ritrovamento di alcune opere come Uno si distrae al bivio (1974), racconti scoperti da Carlo Levi, e Margherite e rosolacci (1978) volume in cui sono raccolti inediti poetici e narrativi.  Anche in queste opere, che si contraddistinguono per il senso di speranza e disperazione del riscatto umano e sociale della sua gente, Rocco Scotellaro ha celebrato il mondo agreste della natia Basilicata.

Ha scritto recentemente il poeta e critico letterario, Maurizio Cucchi: «Rocco Scotellaro è giustamente diventato un autore di culto, un classico molto particolare del Novecento, dalla fisionomia inconfondibile».

Un esempio di intellettuale coraggioso, capace di cogliere la complessità del mondo e di far luce sul futuro, impegnato nell’azione politica e culturale per cambiare la società, ispirandosi ai valori della libertà e della giustizia fra gli uomini.

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